Piccola nota biografica: sono nata il giorno di Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia. Ma non è vero.
Il giorno più corto dell’anno è domani. Da domani si parte con l’inverno e – per fortuna – cominceranno anche ad allungarsi le giornate.
No, non siamo a Superquark, non mi sono trasformata in Piero Angela e in sottofondo non c’è l’aria sulla quarta corda di Bach.
Sto pensando però all’eterna lotta tra giorno e notte. Tra luci e ombre che, in sostanza, è l’essenza delle immagini. E penso a un dialogo, che a volte si inasprisce.
Ricordiamolo: fotografare deriva dal greco e significa “scrivere con la luce”. Ma l’immagine non può essere solo luce.
La fonte luminosa quando colpisce qualcosa crea inevitabilmente delle ombre e sono proprio queste zone scure a dare tridimensionalità al soggetto.
“Ombra è privazione di luce. Mi sembra che le ombre siano indispensabili per la prospettiva, dal momento che senza di essa mal si comprendono il corpo e i volumi” Leonardo Da Vinci – tratto da “Breve storia dell’ombra” di Victor I. Stoichita
La luce (e le ombre)
Non una strumentazione costosissima, non miliardi di pixel, non l’ultimo modello di fotocamera né Photoshop o qualsiasi altra applicazione. Certo, possono aiutare, ma sono la luce e le ombre gli elementi prìncipi di una buona immagine.
In questo post ho scritto che la fotografia è un linguaggio. Ecco allora che l’uso che si fa della luce è fondamentale per comunicare, esattamente come il tono della voce, il modo in cui si dice qualcosa, è funzionale a ciò che affermiamo o scriviamo.
Saper dosare e conoscere la luce permette di esaltare il soggetto, di dare un senso alla composizione ed equilibrare il tutto in funzione del messaggio.
Conoscere la luce
Cosa vuol dire?
Vuol dire che la luce non è sempre uguale e più si ha dimestichezza con i diversi tipi di illuminazione e più sarà semplice sfruttarla a nostro favore per ottenere una buona immagine.
Infatti, la luce può variare di intensità, essere naturale o artificiale, può arrivare da una o più direzioni e i contrasti possono essere più o meno netti.
La cosa di cui spesso non ci si rende conto è che l’occhio umano si adatta alle varie situazioni perché la pupilla mantiene costante la quantità di luce che arriva alla retina. Mentre la macchina fotografica ha dei limiti tecnici.
La fotocamera a volte fatica. E non è molto contenta, per esempio, se mescoliamo fonti luminose diverse o se scattiamo in presenza di forti contrasti tra luci e ombre. Quindi una scena che sembra perfetta nella realtà – o nella nostra testa – può non corrispondere a una foto altrettanto perfetta.
Ma la perfezione non esiste
Anche se il digitale ha reso tutto un po’ più semplice, piegare la luce al proprio volere è difficile – per me alle volte frustrante. E comunque non è sempre possibile.
In studio muovo le luci per creare il set che desidero. Fuori dallo studio, invece, ci sono delle situazioni in cui la macchina fotografica proprio no, non ce la fa a meno di scendere a compromessi e, per esempio, alzare gli iso e ottenere una foto meno nitida o, ancora, allungare i tempi di esposizione e avere i soggetti leggermente mossi. Insomma, tutto dipende dalla situazione e da quello che voglio ottenere.
«A cosa serve una grande profondità di campo se non c’è un’adeguata profondità di sentimento?» William Eugene Smith
La strada è lunga. Scattare tanto, provare e riprovare è la migliore palestra. Anche essere un po’ più zen aiuterebbe!
E scontrarmi con tutto questo, in fondo, mi sta insegnando a far dialogare luci e ombre che sono anche dentro di me. Siamo un po’ tutti Darth Vader, no?
Ecco, potevo scrivere un post super tecnico sull’uso della luce per fare foto migliori. Invece – almeno per il momento – mi limiterò a questa riflessione di fine anno.
Buona Luce!